albero genealogico Malaspina

Residenza nobiliare del XVII secolo trasformata in un Resort di Lusso

Il Castello di Pontebosio prende il nome dal ponte a basse arcate che gli scorre ai piedi (passaggio obbligato verso le pievi di Soliera e Venelia) e che a sua volta deve il toponimo ai signori che lo fecero probabilmente costruire, i Bosi della Verrucola.

Non lontano dal borgo di Licciana Nardi, sulla sponda sinistra del Taverone e a difesa dell’ingresso dell’omonima valle, Pontebosio fu feudo indipendente a partire dal 1631 sotto i Malaspina; già residenza signorile poi seminario e infine scuola, il Castello lascia immaginare il suo passato militare sebbene oggi sia stato completamente e sapientemente ristrutturato per diventare un lussuoso Resort dotato di ogni confort.

Il progetto di restauro del castello di Pontebosio

Quando fu acquistato dagli attuali proprietari, gli interni si presentavano in uno stato assolutamente anonimo e desolante.
Dell’arredamento originale non esisteva più niente. Non un colore o tantomeno un affresco, non un mobile originario, non un camino, né un pavimento d’epoca.

I vari interventi effettuati avevano ridotto gli interni ad un casermone anonimo. Bisognava partire da qualche cosa, un’idea, uno spunto, una storia ritrovata e ricostruita in modo credibile e al tempo stesso originale. Fu così che partimmo, dalla storia.

Era il 1640 circa quando il primo marchese Malaspina del ramo “secco” si insediò in questa elegante e poderosa dimora e ne fece la sua residenza. Si chiamava Ludovico ed era sposato con Eleonora Diana contessa di Massa. I suoi figli e i figli dei suoi figli abitarono il castello per molte generazioni. Avevano nomi e storie affascinanti che ci aiutarono ad aprire un mondo perduto. Il mondo dei protagonisti, degli abitanti, di coloro che nel castello avevano vissuto, gioito, sofferto. Così prendemmo l’albero genealogico e per ogni nome ci inventammo una storia.

Carlo Antonio frate, Angel Maria frate, Moroello guerriero intrepido, Giovan Spinetta il fondatore della casata, Claudio, Ferdinando e Giulio I marchesi. E poi le donne: Caterina la gioiosa, Leonora la riflessiva, Terenzia che amava il colore, Maria Vittoria e Luigia raffinate e sobrie, Carolina che sognava mondi lontani, Carlotta la romantica monaca ed infine Beatrice quella che amava le feste e la vita di corte. Ogni ambiente venne personalizzato e modellato sul suo ipotetico abitante. Ci servimmo anzitutto del colore, forte, a volte eccessivo tipico di quell’epoca.

Il blu indaco accostato al verde smeraldo, il viola ametista con il lavanda, il pervinca e il prugna, il rosso magenta, il rosso pompeiano e il rosso veneziano insieme all’avorio e al nero. Il giallo zafferano con il blu di persia. Effetti cromatici eclatanti e capaci di suscitare emozioni di ogni tipo, dalla quiete rilassante di una visione alla esplosione diametralmente opposta di vivacità e passione.

In questa apoteosi di colore necessariamente i muri sono stati trattati con velature dall’avorio al bianco sporco, al grigio perla e al sabbia. Non è stato facile mescolare e armonizzare elementi tanto diversi fra loro per epoca e provenienza, ma il risultato è stato indubbiamente armonico e tuttavia fuori dai canoni stilistici abituali.

Poi i tessuti.

Ritrovammo la collezione storica della grande stilista Tricia Guild e la riproponemmo con entusiasmo. Poi i decori e gli affreschi rigorosamente ispirati all’epoca e ai luoghi che circondavano il castello; e infine gli arredi, mobili, panche, letti, trovati dall’altra parte del mondo, in luoghi dove la maestria dell’intaglio è naturale, come i carving appesi alle pareti, gli specchi con cornici intagliate e soprattutto gli armadi antichi di epoca coloniale, finemente intarsiati e decorati, appartenenti in passato alle grandi abitazioni nobiliari balinesi o a quelle dei colonizzatori portoghesi ed inglesi.

Per realizzare tutto questo ci è voluta la grande disponibilità e apertura mentale della proprietaria Silvana Bonugli e la collaborazione costante e appassionata dell’interior designer Ombretta Attanasi.

Da questa ottima collaborazione è nato il nuovo Castello di Pontebosio.

Castello di Pontebosio
Castello di Pontebosio
Castello di Pontebosio